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Animazioni

Biografia

Il lavoro di Alessandra Zorzi si è sempre manifestato in modo tematico: la prima mostra, a Treviso, nel 1998, risentiva di una visione ‘circolare’, in cui sopra e sotto, destra e sinistra, ma anche dimensioni incongruenti, si confondevano come avviene vedendo il mondo da un aereo che modifica le percezioni spaziali sia orizzontalmente che verticalmente, cambiando orizzonte e quota: era il periodo del volo, quando l’artista stava prendendo il brevetto di pilota. Nel 2000 il lavoro si concretizza in una ricerca tematica che parte dall’arte rinascimentale: una figurazione che prende corpo dalla ‘cristologia’, rivista in termini surreali e visionari. Con le mostre su ‘Babelopoli’ 2003-2005, si rafforzano gli aspetti surreali e anche grotteschi e parallelamente l’interesse per il mezzo tecnologico, soprattutto l’animazione digitale. Nel 2007 a Mantova prevale nei quadri cosiddetti ‘organici’ una visione pessimistica, in disgregazione, dell’esistenza, determinata dai fattori politici e ambientali del momento storico. Nelle tre mostre 2010-2011 dedicate alle ‘Gabbie per signora’ si accentua una partecipazione, anche in precedenza latente, ad una lettura del mondo in senso femministico, ma anche femminile nel rispetto della cultura della differenza: un excursus focalizzato sulla donna e sulle innumerevoli limitazioni, o vere e proprie “torture” che ogni società maschile ha cercato o saputo imporle per impedirle libertà di movimento e di parola. Nella più recente mostra pubblica del 2013 al Complesso del Vittoriano a Roma, tema progettuale sono gli ‘Arcani Maggiori’ dei tarocchi, con cui si sono confrontati nei secoli innumerevoli pittori. Per questo motivo, di una certa inflazione interpretativa, l’artista non ha voluto misurarsi né con la narrazione né con l’interpretazione, ma piuttosto con le suggestioni che i diversi simboli le evocano, quasi un pretesto per accedere all’inconscio. Il titolo della mostra parafrasa quello dell’incisione di Dürer ‘Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo’, e contemporaneamente quello del saggio di Mario Praz ‘La carne, la morte e il diavolo’.

“Alessandra Zorzi presenta la serie degli Arcani Maggiori che già di per sé costituiscono un ciclo organico secondo la sua tipica impostazione, visionaria e incantata, immersa in una costellazione di immagini archetipiche, oscure e insieme perfettamente comprensibili a chiunque. Attraverso tali visioni e risalendo fino alle avventure grafiche degli anni sessanta del Novecento tra Mitteleuropa e Inghilterra, la Zorzi ha scavalcato felicemente e agevolmente i traumi del postmodernismo, in un cammino caratteristico del nostro tempo.”

(Carlo Strinati, 2013).

Alessandra Brustolon Zorzi, nata a Treviso in una famiglia di editori, frequenta la Facoltà di architettura di Venezia, e si laurea con una tesi su Piazza Fontana a Milano. Lavora nel capoluogo lombardo e contemporaneamente si dedica alla pittura. Alla fine degli anni ’80, comincia a dipingere con continuità, elaborando un linguaggio immaginifico fluido e autonomo, fuori da schemi e scuole, che ama definire pop-espressionista. Partendo dalla pittura, Alessandra Zorzi fedele ad un linguaggio legato all’immaginario, dal 2000 sviluppa contemporaneamente una curiosità per le possibilità che il mezzo espressivo tecnologico offre, svolgendo una ricerca compositiva e contemporaneamente narrativa, che prende corpo dagli archetipi figurativi della pittura classica, trasferendoli e utilizzandoli in animazioni digitali in un gioco di ambiguità e rinvii da queste alla pittura tradizionale e viceversa.

Dal 2004 in particolare, elabora una propria personale tecnica di video animazione realizzando diversi corti, fra cui “Il sogno della ragione” (2004), “Il pelo nell’uovo” (2004-05), “Da Andrea Mantegna” (2006), “Homo sanza littere” (2007), “Il viaggio di Prometea” (2008), “Giocando con Depero” (2009), “Giorno di pulizie” (2009), Kandikandi (2010), “Creature”, (2013). Fra le sue mostre pubbliche si segnalano: “Totem e tabù” (1998) presso la Casa dei Carraresi a Treviso, curata da Marco Goldin – “Abramennone a Babelopoli” (2003) a Palazzo Racani-Arroni di Spoleto e “Viaggio a Babelopoli” (2005) al Maschio Angioino di Napoli, curate da Martina Corgnati – “Interni di Babelopoli” (2007) a Palazzo Ducale di Mantova, a cura di Martina Corgnati e Carlo Micheli – “Gabbie per Signora” (2010) a Palazzo Bertalazone di San Fermo a Torino a cura di Martina Corgnati; nel 2011, ai Magazzini del Sale a Venezia, curatore dell’esposizione il Direttore dell’Accademia di Belle Arti Carlo Montanaro; e nello stesso anno alla Rocca di Umbertide – Centro per l’Arte Contemporanea, curatore Enrico Mascelloni. – “Il Matto, la Morte e il Diavolo”, al Complesso del Vittoriano a Roma (2013) a cura di Claudio Strinati. Dell’artista hanno scritto, tra gli altri: Andrea Zanzotto, Barbara Rose, Martina Corgnati, Angelo Villa, Carlo Montanaro, Gianni Contessi, Enrico Mascelloni, Marco Goldin, Claudio Strinati e Philippe Daverio.