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Alessandra Brustolon Zorzi

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1995-1998

 

Totem e Tabù - Treviso, Casa dei Carraresi; 1998

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Totem e tabù, olio su tela

1totemetabu

Primo frammento, olio su cartone telato

2primoframmento

Saint-Exupéry decollato, olio su tela

3sainteuxperydecollato

Arrabbiato e battagliero, olio su tela

4arrabbiatoebattagliere

Risonante clamore, olio su cartone telato

5risonanteclamore

Paesaggio urbano con armigero, olio su tela

6paesaggiourbano

La saggezza sgominata, olio su tela

7lasaggezzasgominata

Studio per "La saggezza sgominata" acquarello su carta

8studioperlasaggezzasgom

Savana, olio su cartone telato

9savana

Fantasmi, olio su tela

10fantasmi

Noskro, olio su cartone telato

11noskro

Studio per il "Rosso", acquarello su carta

12studioperrosso

Rosso, olio su tela

13rosso

Studio rinoceronte, olio su cartone

14studiorinoceronte

Studio ippopotamo, tecnica mista su carta

15studioippopotamo

La necrofilia per i più piccini, olio su tela

16lanecrofilia

Racconto, olio su cartone telato

17racconto

Altri passeggeri, olio su cartone telato

18altripasseggeri

La macchina inceppata, olio su cartone telato

19lamacchinainceppata

Mike Charlie, olio su cartone telato

20mikecharlie

Chiacchiere a notte fonda, olio su tela

21chiacciereanottefonda

Il nemico ritrovato, olio su tela

22ilnemicoritrovato

Studio per "Scaramucce e assalti", pastello e matite su carta nera

23studioscaramuccie

Scaramucce ed assalti, olio su tela

24scaramuccieeassalti

Studio per "Scaramucce e assalti", pastello su carta

25studioperscaramucciepast

Studio per "Scaramucce e assalti", matite colorate su carta nera

26studioperscamucciematite

Diventare grandi?, olio su tela

27diventaregrandi

Doppio ritratto con paesaggio silenzioso, olio su cartone telato

28doppioritratto

Nanà, olio su tela

29nana

Piccole rimozioni, olio su cartone telato

30piccolerimozioni

Splendori e miserie, olio su tela

31splendoriemiserie

Studio per "Splendori e miserie", pastello e matite colorate su carta verde

32studiopersplendori

"Ho attraversato gli oceani del tempo", olio su tela

33hoattraversatoglioceani

Pensieri di taglia insolita, olio su cartone telato

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Il fabbricante di idee, olio su cartone telato

35ilfabbricantedidee

Pesca nel torbido, olio su tela

36pescaneltorbido

Studio per "Pesca nel torbido", tempera su carta

37studioperpesca

Studio per " Pesca nel torbido", china su carta verde

38studioperpescaneltorbid

Studio per "Lo scricciolo fulminato", china e matite colorate su carta

39studioscricciolofulminato

Lo scricciolo fulminato, olio su tela

40loscricciolo

The ripper in the box, olio su tela

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Studio per "The ripper in the box", matite colorate su carta avana

42studiopertheripper

Fuga dalla memoria, china su carta avorio

43fugada1

Appo le navi, olio su cartone telato

44appolenavi

L'Angelo in fondo al mare, olio su cartone telato

45langeloinfondoalmare

Punti di vista, olio su tela

46puntidivista

Paesaggio agreste, olio su cartone telato

47paesaggioagreste

L'attesa, olio su cartone telato

48lattesa

Ritorno sulla prima sponda, acquarello su carta

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Sera autunnale, olio su cartone telato

50seratautun

Segni e Segreti, olio su tela

51sogniesegreti

Studio per "Totem e tabù", tecnica mista su carta grigia

52studiopertotemetabu

Destini sfiorati, olio su cartone telato

53destinisfiorati

Volando a vista (studio), olio su cartone telato

54volandoavista

La dolce ala della giovinezza, olio su tela

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Studio per "La dolce ala della giovinezza", tempera su carta rossa

56stperladolcealagiovine

Doppio Re, olio su tela

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Studio per "Doppio Re", pastello su carta

58studiodoppiore

Studio per "Conversazione profana", olio su cartone telato

59studioconverprofonda

Conversazione profana, olio su cartone telato

60conversazioneprofonda

Frammento, olio su cartone telato

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Ritratto, olio su cartone telato

Vuoto come volo. L’ossessione della presenza

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 Marco Goldin

Alessandra Zorzi ha scritto in biografia della sua esperienza di pilota. Di pilota d'aereo, dunque. Attribuendo, evidentemente, a questo aspetto della sua vita una importanza non secondaria anche per la pittura. Ho una simpatia istintiva per chi non lascia che il mondo della pittura termini dentro il muro della pittura, e tutto vi sia lì costretto, ammucchiato. Per chi si concede anche a sogni diversi, e anzi coltiva quei sogni come una sorgente ultimativa per il colore. Apparentemente lontana ma immodificabile, soltanto vera e lucente e miracolosa. Perché è più bello raccontare quello che nell'esserci scompare, e nella scomparsa e già essenza, resistenza. Già molte volte Alessandra Zorzi mi ha invitato a volare con lei, ma l'eccessiva distanza geografica che ci separa non mi permette di alzarmi il mattino, aprire la finestra, vedere il cielo azzurro e dire, si oggi e proprio il giorno giusto per volare. Preparare uno zaino e correre alla pista di decollo. Ci sarebbero quasi quattrocento chilometri da fare per arrivare a quella pista di decollo, e presumo di atterraggio. Un po' troppi per pensare che nel frattempo la situazione meteo potrebbe cambiare, e io trovarmi a metà strada, tra Sommacampagna e Desenzano, a ipotizzare, al posto del volo, una gita sul

lago di Garda. Così il mio volo con lei non e ancora avvenuto, e ho il forte sospetto che mai avverrà. Eppure, questo mi mette nella condizione di immaginare senza conoscere, di vedere senza aver visto. Il volo è una cosa senza fiato, da buttarsi a capofitto e non sentire il limite della distanza. Ho pensato che il volo è un grande vuoto da riempire, ma non una volta per sempre, altrimenti il volo, la seconda volta, già non avrebbe più senso. E’ una presenza tradotta in una virata, in un breve stallo, nella ripresa a salire. Quando però si torna a volare, non c’è più nulla di come era prima, e ancora, soltanto, un grande vuoto da riempire. E a tutto quel vuoto corrisponde, per antinomia, un grande pieno. La pittura di Alessandra Zorzi e completamente impregnata del senso del volo, l'idea dell'atterraggio, dell'ammaraggio quasi, perché dall'alto si ha più chiarezza della dispersione di noi, della nostra frantumazione e poi ostensione in un moto di circolarità perenne, che centrifuga i corpi come le verità. Lascio che siano altri ad analizzare la sovrabbondanza dei simboli, la loro resa in termini psicanalitici, e invece mi tengo stretto a questa decisione forte, alla quale tutto e sottomesso, di occupare in ogni modo, e in ogni angolo anche il più remoto, lo spazio. Come alla tersità del volo azzurro, del volo vuoto, non potesse succedere che un'orgiastica pienezza, la clamante ossessione di mascheramento e tatuaggio. Essere e vivere. E il compasso stilistico, e degli abbandoni, va da un massimo di contemporaneità, come potrebbero essere i graffitisti newyorchesi, fino al capo opposto del secolo, a incocciare quel nodo turbinoso e tempestoso che nel secondo decennio, brevemente, triturò insieme la poetica del Cubismo, dell'Espressionismo e del Futurismo. Fra tutti, forse Robert Delaunay e ancor di più Ludwig Meidner stanno quali precedenti sostanziali per questa pittura. Le visioni travolte, spezzate, che Meidner desunse, tra 1913 e 1914, dalle vedute con la Tour Eiffel che Delaunay dipinse due anni prima. Vedute e visioni apocalittiche, segmentate, frante, aguzze, tali da anticipare il dramma e l'orrore della Prima Guerra Mondiale ormai alle porte. Così, a volo d'uccello, quasi per un pierfrancescano singhiozzo, si vedono le scene convulse, mai ridenti e mai disperate, di Alessandra Zorzi. Quasi la prospettiva non esistesse più, o non fosse mai esistita. E anziché le distanze, ormai confuse, inattendibili, non visitabili, la tangenza irrisolta di uno sguardo e una lingua, un sesso e una gondola, un cannone e una Pietà. Spostamento continuo, spaesamento continuo, e sulla tela restano le stigmate del colore, l'abrasione folle di una storia che deve sempre ricominciare perché nessuna storia, effettivamente, è mai cominciata. La presenza di tutti diventa la presenza di nessuno, e l'occlusione dello spazio ritorna il vuoto dello spazio. Come un silenzio sovrumano si posasse su questo brusio sconclusionato, dove San Francesco sul giaciglio di morte e vicino alla donna con la tunica rossa. La ricchezza della narrazione, il suo barocco rintocco, lo sfolgorio di un fuoco che pare non avere termine: tutto questo incendio sembra d'improvviso bloccarsi, avere una tregua, e sopra questa pellicola, sopra tutti i suoi fotogrammi impazziti, cresce nuovamente la tersità del vuoto, l'assenza, il nulla. E Alessandra Zorzi potesse volare, finalmente planare, anche su queste sue storie, su queste formelle antelamiche otto secoli dopo. Dove non i mesi, ma i fiotti e i germogli di una vita trovarsi adesso dipanati, distesi sotto la luce d'invetriata della sera piagata. Luce di tramonto perenne, che solo talvolta s'alterna con una appena più turchina, scandagliata e più riflessa. Ma tutto impastato, il languore triturato e strascicato del tramonto, come il franato gusto dell'alba, dentro la fanghiglia sollevata del tempo. Il vuoto del volo, l'ossessione della vita, la cicatrice del tempo.

Al termine della sezione immagini ci sono altri testi:

"Orbis pictus" di Gianni Contessi,

"Le vie della pittura" di Marcello Colusso,

"Teatrini del caos" di Gianpaolo Martelli

"Contaminatio" di Paolo Rizzi,

"Percorso" di Alessandra Zorzi,

"21 Marzo 2712" di Angelo Villa.

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