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Alessandra Brustolon Zorzi

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2ilmatto

2011-2013

 

Il matto la morte il diavolo - Roma, Vittoriano, 2013

2ilmatto

Il Bagatto, olio su tela

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Il Matto, olio su tela

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La Giustizia, olio su tela

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La Torre, olio su tela

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La Morte, olio su tela

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Le Stelle, olio su tela

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Il Diavolo, olio su tela

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La Temperanza, olio su tela

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L'Eremita, olio su tela

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Gli Innamorati, olio su tela

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Il Carro, olio su tela

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L'Imperatore, olio su tela

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Studio per "Il Bagatto", china

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Studio per "La Giustizia", china

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Studio per "Il Matto", china

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Studio per "L'Imperatore", china

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Studio per "La Morte", china

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Studio per "Le Stelle", china

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Studio per "Le Stelle", olio su tela

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Studio per "La Temperanza", china

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Studio per "L'Eremita", china

21studioperleremita

Studio per "Il Carro", china

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Studio per "Il Diavolo", china

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Studio per "Gli Innamorati", china

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Studio per "La Torre", acquarello

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127, olio su tela

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Indugio, olio su tela

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Grida, olio su tela

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Katerina, tecnica mista

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Maria Teresa, tecnica mista

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Elisabetta, tecnica mista

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La buona Signora Lot, tempera

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Studio per Centaure, acquarello

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Centaure in guerra, Tempera

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Le Parche, tempera

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Il sogno nel Bosco, pastello

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Attesa, pastello

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Anab, acquarello

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Naglfar, acquarello

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Babau, acquarello

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Messaggera, acquarello

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Nemesi, acquarello

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Piccoli Fratelli, acquarello

43piccolifratelli

Trofeo, acquarello

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Rhino,acquarello

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Cha Bu, acquarello

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Guerre intestine, acquarello

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La ruota della fortuna, acquarello

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Strigi, acquarello

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Tre piani, acquarello

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I neonati morti dei Maya, acquarello

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Tutti gli Arazzi, stampe digitali su Mesh

52tuttiarazzis

Arazzo Onda nel vento, base per stampa digitale

53ondanelvento4carazzo

Arazzo Interno, base per stampa digitale

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Arazzo Pensiero laterale, base per stampa digitale

55pensierolaterale4carazz

Arazzo Allegoria, base per stampa digitale

IL matto, la morte, il diavolo

copcatroma

Claudio Strinati

Alessandra Zorzi presenta la serie degli Arcani Maggiori che già di per sé costituiscono un ciclo organico secondo la sua tipica impostazione, visionaria e incantata, immersa in una costellazione di immagini archetipiche, oscure e insieme perfettamente comprensibili a chiunque. C’è in lei una strana e acutissima idea di razionale e irrazionale che si contemperano e si riflettono l’uno nell’altro attraverso un processo visivo che può essere letto come un vero e proprio fenomeno onirico trasferito in immagini completamente sganciate da riferimenti realistici eppure nel contempo cariche di precisione e di evocazione di percezioni assolutamente “vere” riassemblate però dall’ artista secondo un suo percorso mentale che scavalca l’immediatezza del quotidiano e dell’ovvio per attestarsi su un terreno impervio e fascinoso, alla prima di difficile comprensione e di arduo approccio, per rivelarsi poi nitidissimo, chiaro e coerente.

Tutta la storia di questa artista, architetto proveniente da una famiglia di editori, fa capire come da subito si sia familiarizzata con la creazione di un rapporto vertiginoso e sognante tra testo letterario e immagine, in una sorta di “full immersion” nella favola che regola tutte le nostre visioni e tutte le nostre idee. La Zorzi si è inventata un intero universo di personaggi e di situazioni, miste di ironia e di magie, di arguzie e di cattiverie, di eleganze e di pungenti provocazioni. Attraverso tali immagini è risalita fino alle avventure grafiche degli anni sessanta del Novecento tra una Mitteleuropa post-kafkiana e una Inghilterra fecondata dalla magica apparizione del Sottomarino Giallo dei Beatles mirabilmente reinventato da un genio della grafica come fu il tedesco Hinz Edelmann, la Zorzi ha scavalcato felicemente e agevolmente i traumi del postmodernismo, in un cammino caratteristico del nostro tempo. Disgregato nelle apparenze immediate ma fiduciosamente ancorato alle pulsioni dell’Inconscio, è un percorso sempre più somigliante nella immaginazione di un’ artista come la Zorzi ai “buchi neri” del Cosmo che, mentre li si esplora, dilatano i confini delle nostre presunte certezze sprofondandoci nell’ Ignoto e spostando così costantemente in avanti i limiti del possibile. La Zorzi attrae l’osservatore in uno spazio strano, semplificato e sbilenco, fatto di un andirivieni di memorie e percezioni infantili, di precisione descrittiva e remota vaghezza. Gli Arcani contengono tutta la vita e tutte le illusioni di cui un essere umano si possa nutrire. Sono ingannevoli e insieme rivelatori di verità forse altrimenti inconoscibili. L’artista li legge proprio in questa chiave. Era logico e consequenziale che la Zorzi arrivasse al video di animazione (nonché ai suoi stralunati arazzi digitali) perché le sue immagini sono ansiose di prendere vita e di muoversi senza per questo diventare più realistiche. Al contrario l’artista mantiene un dominio assoluto sul suo universo di simboli e di immagini talvolta lambiccate e stravaganti, talatra aeree e sognanti. Tiene ben desta la nostra fantasia e non tradisce la sua formazione di architetto, perché sono vere e proprie “trame” narrative e strutturali quelle che l’artista viene tessendo nei suoi cicli e nella miriade di immagini da lei inventate nel corso del tempo. Oggi ci si presenta nella sua piena maturità e saggezza espressiva, manifestandosi quale personalità del tutto particolare nel sistema artistico del nostro tempo, elegante e un po’ appartata ma poi estremamente generosa e sollecita verso il suo pubblico che facilmente ne coglierà l’animo delicato e sensibile, trovandola in definitiva esplicita nel suo fare ma con una sorta di costante sedimento di mistero e di non detto che ne costituiscono forse il fascino peculiare. La mostra è essenziale, limitandosi a una trentina di opere tra olii, acquerelli, disegni, arazzi digitali e videoproiezioni, ma è tale la densità del discorso della nostra autrice che l’odierna manifestazione può e deve essere considerata, quindi, come ampia e esauriente per la piena comprensione di una personalità ragguardevole dell’arte degli ultimi anni nel nostro Paese. Il titolo della manifestazione echeggia quello di una celebre incisione di Dürer e non c’è dubbio che l’acribia e la passione autentica nel concepire l’opera d’arte come scavo e indagine dell’animo umano (che furono così tipiche del genio tedesco del Rinascimento) siano oggi ben rintracciabili nell’impegno estetico e morale della Zorzi, artista seriamente impegnata anche quando appare ironica e scherzosa, perchè animata da una autentica “strategia” comunicativa di cui la mostra presenta una esauriente e convincente immagine.

Al termine della sezione immagini ci sono altri testi:

"Certo che scendere dalla torre del faro" di Philippe Daverio.

" Alcune mie considerazioni intorno agli arcani maggiori" Alessandra Zorzi